Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
9 aprile 2009 4 09 /04 /aprile /2009 18:25
                               DUBAI

«Finalmente hanno avuto anche loro giorni neri. Oh Allah, uccidili e falli vagabondare». Questo è uno dei tanti commenti apparsi negli ultimi due giorni in diversi forum jihadisti in lingua araba su Internet, dopo che il sisma  ha messo in ginocchio l’Abruzzo e noi italiani. Alcuni fanatici seguaci di al-Qaeda e di Osama Bin Laden seguono, attraverso la tv e i numerosi siti di informazione arabi, il dramma della popolazione abruzzese colpita dal sisma e sembrano impegnati in una vera e propria gara a chi aggiorna più velocemente il bilancio delle vittime.

". «Oh Allah, rendi stabili presso di loro il terremoto e le disgrazie - scrive Ashiq al-Irhab, che in arabo vuol dire "Desideroso del terrorismo" - maledici l’Europa, Israele e gli Stati Uniti».

Oh Allah, fai salire queste cifre, distruggi i nostri nemici e aiuta i musulmani». Scrive sullo stesso forum un utente che si firma Nureddin al-Zanki: «La nostra arma è più forte del fucile, è l’arma delle invocazioni e più ne facciamo più aumenta il bilancio delle vittime. È un arma più forte di quelle possedute da al-Qaeda».

 

Mi sento incapace di commentare …………lascio a voi…………

 

By clod

Condividi post
Repost0
7 aprile 2009 2 07 /04 /aprile /2009 18:16
Condividi post
Repost0
7 aprile 2009 2 07 /04 /aprile /2009 11:18
Non capisco  come si possa  fare domande  a persone che ancora non sanno e non  capiscono cosa gli è successo,ancora scossi e traumatizzati da quell’olocausto che a coinvolto loro e i propri famigliari.

Hanno chiesto a chi ha appena perso un figlio "come si sente?"
Sono solo alla ricerca dell’immagine da mandare in onda,alla ricerca della vittima,del cadavere.
Non hanno bisogno di voi “Giornalisti” iene della telecamera……..

In silenzio si sente il  nobile  popolo italiano che proviene  da tutta la penisola. Sono  reazioni sincere, istintive e veloci,un popolo che fa parte di una comunità, che non vuole che nessuno si senta solo, che vorrebbe davvero abbracciare quella gente sussurrandogli parole di conforto aiutandoli con una sincera solidarietà..
Mi viene alla mente queste parole prese dal libro del Qoelet

Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

….Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi …..Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

 

Penso che ora sia il momento di aprire il cuore ,visto che sono impossibilitato ad aiutare materialmente,mi rimane stare vicini alle persone che soffrono con il cuore e con la preghiera.

 

By clod

Condividi post
Repost0
24 marzo 2009 2 24 /03 /marzo /2009 12:55
Sedici bambini di una scuola elementare a Torino sono stati intossicati dalle figurine. Per chi non è più bambino magari da un pezzo, quel diminutivo al plurale femminile è una scatola magica di ricordi lontani. Da che mondo è mondo o quasi, le figurine sono un gioco unico, perché lo si fa da soli ma anche con gli altri: c’è un album da completare, comprando e scartocciando i pacchettini, sfogliando e applicando quel che ancora manca. Ma il più bello, delle figurine, è che ce le si scambia, spartendo e confrontando quel che c’è e che non c’è. Non esiste un altro gioco così, che si fa da soli ma senza poter fare a meno degli altri.

Per colpa di questo gioco vecchio come il mondo, per il quale siamo passati tutti - maschi e femmine, con i calciatori e gli animali esotici, i cartoni animati e la storia antica - sedici bambini della «Altiero Spinelli» di Torino sono finiti in tre ospedali della città, intossicati nelle vie aeree, in preda ad acuti bruciori agli occhi. La colpa, a dire il vero, non è delle figurine in sé, un gioco innocuo anzi istruttivo come nessun altro perché si fa da soli ma anche e soprattutto con gli altri. È, piuttosto, del modo marcio d’intendere questo bel gioco d’altri tempi.

Il «marcio» va inteso in senso niente affatto metaforico, del resto: le figurine che hanno spedito all’ospedale sedici bambini e un’insegnante di una scuola elementare (che quasi per beffa porta il nome di chi ha contribuito come pochi altri alla costruzione dei valori in questa nostra modernità...), si chiamano infatti «Schifidol Puzz», e il loro album non schiera squadre di calcio né racconta la vita degli antichi romani. La loro particolarità, infatti, è quella di emettere odori nauseabondi. «Ancor più fetenti e sempre più potenti», decanta la, si fa per dire, invitante pubblicità. Di nauseabondo, però, questo quanto meno discutibile prodotto non ha soltanto i miasmi. Ci sono anche le parole e i nomi: «Bruce Pus», «Otto Sboccadibotto», e via di questo disgustoso passo, con dovizia di immagini repellenti. Il tutto condito di un senso dell’umorismo quanto meno discutibile: se questo è il modo per far ridere i nostri figli, c’è davvero poco o nulla di che stare allegri.

La particolarità di queste figurine, o meglio di questa degenerazione della specie «figurine», è quella di emettere un cattivo odore onomatopeico, che richiama il disegno di dubbio gusto e le parole inequivocabili, generando uno scatenamento chimico ad effetto immediato. Ma evidentemente un po’ sopra le righe in quanto a dose. L’avvertenza sui pacchetti dichiara che si tratta di un «gioco» non adatto ai bambini di età inferiore ai dodici anni, ma è un controsenso, dal momento che si tratta di figurine e non di oggetti da pornoshop. Si comprano comunemente in edicola, sempre che non siano già andate a ruba fra minori e maggiori di dodici anni. E così, scartocciando pacchetti e annusando puzze artificiali, sedici bambini di quinta elementare sono finiti all’ospedale accusando piccoli problemi respiratori e forte bruciore agli occhi. Certo, nulla di grave, se la caveranno alla faccia delle figurine «Skifidol Puzz». Il vero guaio è un altro, e non sta in gola o in trachea, ma più nel profondo: perché l’intossicazione di quei bambini, così come di tanti altri, sta nella testa e nel cuore. Nell’idea inculcata in loro che sia bello e divertente scartocciare figurine che puzzano con dei nomi volgari e dei disegni grossolani. Quelle figurine non sono solo nocive, sono anche e soprattutto brutte nel senso più ampio e preoccupante che la parola contiene.

Mentre i bambini non sono brutti, non lo sono mai. Possono diventarlo, se il mondo propina loro la bruttura, gliela fa sembrare divertente e desiderabile. Se li intossica così, a suon di fetenzie. Che non fanno solo male al naso, alla gola e giù per i polmoni o su per gli occhi. Fanno male soprattutto a quel che sta più nel profondo e che nei bambini è qualcosa di morbido e permeabile, come una spugna che assorbe quel che le sta intorno. Farli diventare matti per un album di figurine da schifo, capaci di intossicarli fuori e dentro, è una forma di manipolazione che sconfina nella violenza.
Condividi post
Repost0
24 marzo 2009 2 24 /03 /marzo /2009 12:45

Il polverone suscitato dai media sull'utilizzo del profilattico o preservativo (anche il termine è stato oggetto di discussione) ha quella vaga senzazione di voletr dirottare la questione su un accessorio che è importante, mentre è altrettanto importante sapere che ancora troppi bambini stanno aspettando le cure.

Sono 2,1 milioni i piccoli affetti da AIDS, il 90% si trova nell'Africa subsahariana e solo il 10% ha accesso ad una cura.

L'AIDS pediatrico, denunciano Medici senza Frontiere, è un problema solo dei paesi poveri, mentre nei paesi ricchi ci sono efficaci misure per prevenire la trasmissione madre-figlio.

Non solo, ma le industrie farmaceutiche non hanno interesse economico per sviluppare farmaci pediatrici in generale, in tutto il mondo e a maggior ragione questo è vero nell'Africa.

Dei 22 farmaci approvati dall'FDA per gli adulti, 8 non sono adatti ai bambini e per 9 non ci sono formulazioni pediatriche.

Allo stato attuale esiste solo una combinazione pediatrica la cui qualità è assicurata dall'OMS, rispetto alle 42 per gli adulti.

Il paradosso di questa precaria situazione è anche il fatto che si tratta per lo più di formulazioni in sciroppi. In Africa! Con tutto quello che comporta la gestione e la conservazione di un liquido in paesi  dove l'acqua e la condizione igienico sanitari sono quasi tutti inesistenti.

Per non parlare delle difficoltà  di somministrazione del giusto dosaggio e di come spiegare quante volte al dì deve essere dato.

Non è di secondaria importanza avere una compressa gradita ai bambini e che sia tale da insegnare ai genitori di somministrarla al sorgere e al tramonto del sole.

Per noi tutto questo è ovvio, ma non lo è affatto in Africa, dove è facile solo morire e la sopravvivenza una lotta quotidiana.

Perciò sarà anche utile che Zapatero invii un milione di preservativi ma altrettanto o di più lo è destinare fondi all'allestimento di farmaci antiaids pediatrici che siano anche semplici e maneggevoli da assumere e che abbiano un costo accessibile per i paesi emergenti.

Condividi post
Repost0
23 marzo 2009 1 23 /03 /marzo /2009 17:05
   

Nonostante coscienza del nesso tra cambiamenti climatici e attività umane, c’è chi non è d’accordo. Chi sono i negazionisti del cambiamento climatico? Sono davvero così numerosi o sono i media a distorcere determinate notizie in cerca del titolo sensazionale?

 

Riscaldamento globale, cambiamenti climatici, responsabilità umane. Dopo decenni di disinteresse su questi temi, liquidati come profezie catastrofiste, negli ultimi anni si è andata consolidando una maggiore coscienza della responsabilità delle attività umane nei cambiamenti del clima. Ma non tutti sono d’accordo.

Chi sono i negazionisti del cambiamento climatico, e su quali ipotesi scientifiche poggiano le loro convinzioni?
Sono davvero così numerosi o sono i media ad amplificare determinate notizie in cerca del titolo sensazionale?
Cerchiamo di capirlo attraverso alcuni esempi tratti dagli avvenimenti degli ultimi mesi.

Prendiamo la notizia diffusa dal Corriere della Sera a gennaio, secondo cui i ghiacci artici erano tornati all’estensione del 1979, riportata tra gli altri da This Planet Is Wonderful:

Il livello dei ghiacci artici è tornato ai livelli del 1979. Lo rivelano i dati, per certi versi sorprendenti, del Centro di Ricerca sul Clima Artico dell’Università dell’Illinois. Nei primi mesi del 2008 - riferiscono gli studiosi - la superficie ghiacciata aveva subito una forte riduzione, tanto che qualcuno aveva predetto la scomparsa totale dei ghiacci artici entro l’anno. Ma nei mesi invernali i territori ghiacciati sono aumentati velocemente invernali riportando i livelli a quelli di 30 anni fa.

In molti, sia sulla carta stampata che nella blogosfera, hanno tratto la conclusione che non sia in atto nessun cambiamento climatico, o che comunque il fenomeno sia in rapida regressione . Ma da più parti sono arrivate le risposte che hanno cercato di contestualizzare meglio il fenomeno. Scrive Figlio delle stelle:

Riflettere sui dati forniti dal NSIDC è quanto mai opportuno, dopo il clamore sollevato un mese fa da alcuni scienziati negazionisti dell’effetto serra, secondo cui i ghiacci artici erano tornati quasi ai livelli del 1979, contraddicendo gli allarmi di quanti, invece, sostengono il loro continuo regresso. L’equivoco si è originato dal fatto che, nei primi giorni di gennaio, le quotidiane foto da satellite, per altro visibili a tutti sul sito del NSIDC, mostravano una coltre bianca su ampie regioni di Mare Artico che, negli ultimi anni, non erano state ricoperte dai ghiacci, neppure durante la stagione invernale. Ma si trattava di un fenomeno temporaneo, favorito da eccezionali condizioni meteorologiche. Tanto che già nella seconda metà del mese l’avanzata dei ghiacci si è arrestata. Di fatto, tirate le somme relative al mese di gennaio 2009, è risultato che la massima estensione dei ghiacci marini artici è stata di 14,08 milioni di km quadrati. Essa, pur risultando 310 km quadrati maggiore rispetto a quella del gennaio 2008, rimane tuttavia ben 760 km quadrati inferiore alla media di riferimento calcolata sul periodo 1979- 2000 (sempre relativa al mese di gennaio).
D’altra parte, se si guarda la curva che rappresenta gli alti e bassi stagionali dell’estensione dei ghiacci artici nell’ultimo trentennio, cioè da quando si dispone di dati raccolti dall’orbita terrestre grazie ai satelliti artificiali, è evidente la tendenza alla diminuzione, malgrado alcune brevi fasi di recupero.

Prosegue Voce della Natura:

L’osservazione satellitare della banchisa infatti ci fornisce indicazioni soltanto sulla sua estensione orizzontale e non sull’età o profondità dei ghiacci, dati che sarebbero più confortanti e meno legati alla situazione climatica del breve periodo. Inoltre quello che è più importante monitorare è la calotta, ovvero i ghiacci terrestri che se continuassero a sciogliersi causerebbero l’innalzamento del livello dei mari.
I giornalisti e i direttori di notiziari che hanno pubblicato la notizia dovrebbero provare a far sciogliere un cubetto di ghiaccio galleggiante in un bicchiere d’acqua, esempio portato dall’autore dell’ articolo su Greenreport; noterebbero che il livello del liquido rimarrebbe sempre lo stesso.
E la banchisa altro non è se non un grosso cubetto di ghiaccio galleggiante il cui scioglimento non influirà mai sul livello del mare.

In realtà la notizia, data in pasto all’opinione pubblica con troppa faciloneria, proviene da un articolo di Michael Asher, notoriamente scettico in merito alle variazioni climatiche, pubblicato sul blog Daily Tech in seguito ad un’intervista a Bill Chapman, ricercatore presso l’Università dell’Illinois, che però non aveva fatto altro che spiegare le motivazioni alla base dell’aumento di estensione della banchisa. Non è nemmeno stato pubblicato alcun nuovo studio dall’ Arctic Climate Research Center.

Tra l’altro, come dimostra il grafico pubblicato su Greenreport, sarebbe più giusto dire che l’estensione massima della banchisa nel 2008 è quasi uguale a quella minima del 1979, anno in cui si erano probabilmente verificati un autunno ed un inizio inverno particolarmente caldi.

Parte degli scettici sul cambiamento climatico si è riunito in conferenza a inizio marzo, come racconta Ecoblog:

Secondo l’ex astronauta Harrison Schmitt, che ha fatto un allunaggio ed è stato Senatore in New Mexico, i cambiamenti climatici non sono causati dall’uomo.

Di questa sua idea ne parlerà alla conferenza dei 70 scettici sui cambiamenti climatici che si terrà a New York dall’8 al 10 marzo

Schmitt sostiene che gli scienziati siano sotto intimidazione da parte del resto della comunità scientifica, se solo si mostrano in disaccordo con l’idea che:

la combustione di combustibili fossili abbia aumentato i livelli di biossido di carbonio, le temperature e il livello del mare. Tra l’altro hanno anche visto molti dei loro colleghi perdere finanziamenti quando non hanno sostenuto, con il cosiddetto consenso politico, il principio per cui sia l’uomo a causare il riscaldamento globale.

Schmitt si è dimesso dal The Planetary Society, una associazione no-profit che si dedica alla esplorazione nello spazio, fatto che ha convinto Dan Williams direttore dell’Heartland Insitute che ospita la conferenza degli scettici ad invitarlo ai lavori.

E nella sua lettera di dimissioni Schmitt ha scritto:

La paura del riscaldamento globale viene usata come uno strumento politico per aumentare il controllo del governo americano su vita, reddito e potere decisionale.

Tuttavia sembra che una discreta responsabilità nel diffondere una percezione distorta del problema ce l’abbiano i media. E’ l’opinione tra gli altri anche di Stephen Schneider, climatogo dell’università di Stanford. Scrive Ecologiae:

Schneider, in una relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, chiede che i media si occupino maggiormente del riscaldamento globale, che si discuta di questo e di altre questioni:

La scienza non è politica. Non è possibile ottenere solo due opposti punti di vista e pensare di aver lavorato diligentemente. Esistono molteplici punti di vista, ed ognuno gode di relativa credibilità, ma il problema è che il giornalista delle volte non capisce cosa è credibile e cosa non lo è. Il problema è che solo la CNN ha formato una squadra di giornalisti scientifici preparati sulla materia. Perché le testate non formano redazioni per l’ambiente così come le hanno sull’economia o sullo sport? Perché non inviano i loro giornalisti ai grandi avvenimenti sul clima così come coprono il Superbowl?

Sono bastate queste poche righe per far capire come mai il problema dell’ambiente spesso preoccupa soltanto poche persone, magari che si informano esclusivamente sulla rete o partecipano in prima persona alle verie manifestazioni. Giustamente, se in ogni telegiornale, purtroppo non solo negli States, ma anche in Italia, si dedicano solo 5 secondi a questo genere di notizie, o poche righe sui quotidiani nazionali, è ovvio che la gente comune metta questa problematica in secondo piano.

Schneider però ce l’ha anche con gli scienziati stessi. Molto spesso le loro spiegazioni sono vaghe, molto tecniche, e difficilmente si trova qualcuno che le “traduca” nel linguaggio quotidiano. Così le alternative che rimangono alla gente comune sono due: imparare bene l’argomento andando a leggere articoli specialistici, o ignorare il problema.

Riflette sul tema della divulgazione e dei rischi dell’eccessiva semplificazione anche Antonello Pasini su Il Kyoto fisso:

il problema del rapporto tra risultati scientifici e loro comunicazione nasce probabilmente a monte, nella carenza di cultura scientifica nella popolazione italiana e in un “ambiente” giornalistico incline a cercare sempre la notizia/scoop e a voler mettere più o meno artificialmente in contrapposizione alcuni risultati scientifici, relegandoli così al rango di “opinioni”.

E ritornando sul tema in un post successivo:

In queste condizioni, allora, come si può orientare l’uomo della strada di fronte al “bombardamento mediatico” su questi temi? Evidentemente, se non si possono leggere direttamente le fonti, sarà bene dare credito a chi queste fonti le ha scritte, cioè agli scienziati che si occupano effettivamente di clima.

In questo senso vorrei notare che è apparso recentemente un breve articolo di due ricercatori americani che sintetizza i risultati di un sondaggio effettuato tra 3146 scienziati delle maggiori istituzioni che si occupano di scienze della Terra, soprattutto negli USA ma non solo. Il lavoro è interessante in quanto ci permette di capire come variano le risposte a due semplici quesiti con la conoscenza più o meno dettagliata del sistema clima da parte di questi scienziati.

Lasciando alla lettura dell’articolo e al comunicato stampa dell’Università dell’Illinois (ripreso integralmente da ScienceDaily) per ulteriori approfondimenti, vorrrei solo discutere brevemente quanto si evince dalle risposte alla semplice domanda: “Pensate che l’attività umana rappresenti un fattore di contributo significativo al cambiamento delle temperature medie globali?”. La figura seguente sintetizza queste risposte per le varie “classi” di scienziati, mettendole anche a confronto con quanto trovato da un altro studio per le risposte della gente comune.

Climate_consensus Ebbene, tutti gli scienziati hanno maggiori percentuali di risposte Yes alla domanda rispetto alla gente comune, ma in particolare le percentuali aumentano passando dagli scienziati che non si occupano e non pubblicano espressamente su temi di climatologia a quelli che pubblicano su vari temi di scienze della Terra, fino a quelli che pubblicano regolarmente sul problema dei cambiamenti climatici. Come dire, man mano che aumenta la conoscenza del sistema, si è più sicuri e si ha meno incertezza relativamente alla rilevanza dell’impatto umano sul clima…


Condividi post
Repost0
23 marzo 2009 1 23 /03 /marzo /2009 13:01

Ciao a tutti flessibili e precari.
Sette anni fa, Marco Biagi,  che ha dato il nome alla giustamente controversa legge sul lavoro (legge 30), veniva ammazzato dalle brigate rosse. Oggi Napolitano l’ha voluto ricordare parlando di come non ci si deve arroccare sulle vecchie conquiste fatte nel mondo del lavoro dalle passate generazione. Diciamo che qui, più che arroccati siamo aggrappati con le unghie a ciò che ne resta. Pensione, ferie e malattie pagate, straordinari: tutti diritti che ai precari sono negati. Nel giro di pochi anni è stato messo in moto un meccanismo che ha strappato ben più di una certezza alle nuove generazioni di lavoratori.
Un principio di flessibilità inaugurato miseramente da Treu e sfociato ben presto nella precarietà assoluta.
Il contratto a progetto, per esempio, poteva essere uno strumento per migliorare i propri conti grazie a compensi più alti o lavorando per più clienti contemporaneamente.
Invece, i nostri imprenditori, Stato compreso, l’hanno usato come forma d’assunzione da licenziamento facile e alleggerita di responsabilità e diritti. Colpa di Marco Biagi? No. Rileggendo le sue carte e ripercorrendo la sua opera, si scopre presto che la legge 30 porterà pure il suo nome, ma non le sue idee. A cominciare da quelle sugli ammortizzatori sociali che Marco Biagi, come spesso aveva scritto e dichiarato, voleva rafforzare. -

Condividi post
Repost0
12 marzo 2009 4 12 /03 /marzo /2009 18:29

Una normativa di legge pensata per i politici offre una scappatoia anche a omicidi e pedofili

Non sappiamo ancora come sarà, in linea definitiva intendo, la legge sulle intercettazioni che pian pianino la maggioranza di governo sta mettendo su. Quello che sappiamo e che, mattoncino dopo mattoncino, si sta erigendo un muro, una sorta di scudo spaziale legislativo, sotto il quale potranno trovare ricovero i politici. Tutti i politici. Di ogni colore, credo, foggia e latitudine. La nuova legge li mette al riparo da tante, inestetiche, perniciose perdite di tempo davanti a magistrati che non hanno altro da fare che cercare di capire cosa fa questo o quel politico durante il suo mandato e nell’espletamento delle sue funzioni. E passi. Ad un certo punto, visto che poi non si arriva a niente, la gente si stanca anche di tutte queste indagini. Benché una simile pratica sia deprecabile in ogni democrazia moderna, e mai e poi mai nelle polis greche si sarebbe consentito una cosa del genere, il rischio veramente serio ed alto è un altro. Non sapremo mai più cosa dice al telefono Moggi. Non potremo più leggere sui giornali le avances sessuali che questo o quel tizio, sfruttando amicizie più o meno millantate, farà all’aspirante valletta, letterina, velina, schedina, meteorina, prezzemolina di turno. Ricordate Elisabetta Gregoraci? Ovviamente sto scherzando, magari fosse questo il rischio!! In realtà le nuove disposizioni saranno accolte come manna dal cielo anche da altri biechi individui. Tanto per fare un esempio i nuovi, restrittivi tempi per le intercettazioni andranno ad avvantaggiare anche i pedofili. Non di rado infatti per tirare le fila di una rete di pedofilia possono occorrere mesi e mesi, quando non anni per arrivare ad un qualche indizio o prova. Con le nuove disposizioni non sarà più possibile. Gianrico Carofiglio, magistrato, scrittore e parlamentare del Pd, dice che, nel corso della sua carriera di giudice, ha visto non poche volte le intercettazioni usate con leggerezza e a sproposito ma il rischio è quello, come si suol dire, di buttare via il bambino insieme all’acqua. Anche nel caso di un omicidio, per esempio, dopo due mesi bisognerà staccare le intercettazioni. E lo stesso sarà per la pedofilia, per la violenza sessuale continuata, le sette sataniche e via discorrendo. La domanda che dobbiamo porci è se siamo disposti ad accettare tutto questo. Marco Travaglio e la sua troupe parlano di Bavaglio dell’informazione. Pur senza essere così drastici è indubbio che un giornalista dovrà violare la legge e rischiare il carcere per fare il suo lavoro di cronista. Siamo disposti a fare marcia indietro sull’informazione e su uno strumento utilissimo, se non se abusa, per le indagini solamente per far fare in modo sicuro e comodo i maneggi al politico di turno?

 

Condividi post
Repost0
26 febbraio 2009 4 26 /02 /febbraio /2009 17:36
Ma quale partito di centro!!! Il PD è un'accozzaglia di gente opportunista, che pur di mantenere le poltrone, vorrebbe far vedere che sono alleati, amici e soprattutto "perbene" !!! L'opposizione non esiste più in Italia, per colpa di politici, senza argomenti che, per far scena politica, hanno sparlato solo di Berlusconi. Niente argomenti, niente idee, nessuna proposta concreta. A loro piaceva tantissimo il PENTAPARTITO E' ??
Tutti al governo, tutti a mangiucchiare e zitti!!! C'era chi lavorava sodo per tutti, vedi Andreotti, Craxi, Martelli o Cirino Pomicino. Eh' sì loro erano proprio dei grandi statisti al governo, competenti, efficaci, capaci, colti, ce li invidiavano tutti i paesi del mondo.... Poi arrivò il grande... Di Pietro. Vi ricordate che saop..opera ... tutti i giorni in tv ?Ad attaccare e far cadere gli altri per farsi largo e candidarsi. Mi chiedo, Ma ancora non lo denuncia nessuno per tutti gli usi e soprusi che ha fatto della TV ??

by clod
Condividi post
Repost0
26 febbraio 2009 4 26 /02 /febbraio /2009 14:29

TESTAMENTO BIOLOGICO…..Legge tortura ?

 

Tra gli obiettivi dell'iniziativa - nata ben prima della scelta del ddl Calabrò come testo base per la nuova legge sul testamento biologico compiuta giovedì dalla Commissione Sanità di Palazzo Madama con l'astensione di tre senatori Pd tra cui la capogruppo Dorina Bianchi - c'è l'opposizione forte e chiara a quella che Umberto Veronesi ieri ha definito «non una legge ma un obbrobrio giuridico». Perché, per usare la parole dello scrittore Antonio Tabucchi che ha aderito all'iniziativa, è «profondamente illiberale e antidemocratica, fondata sul sequestro del nostro corpo, ciò che ci appartiene di più al mondo». Una legge «antiscientifica e antideontologica», secondo i 150 medici che hanno firmato un appello contro il ddl Calabrò al quale si sono opposti anche i malati di Sclerosi laterale amiotrofica dell'associazione «Viva la vita»: «Prima di fare una legge ascoltate chi vive tutti i giorni sulla propria pelle la nutrizione e l'idratazione artificiali».
Nell'opposizione però c'è chi non riposerà questo fine settimana per mettere a punto gli emendamenti al ddl Calabrò da presentare in Commissione Sanità entro il termine ultimo previsto per lunedì mattina alle 11. Sono al lavoro i radicali (che ne preparano in quantità industriali) e l'Idv. Mentre per il Pd, i senatori Ignazio Marino e Daniele Bosone hanno ricevuto il compito di selezionare gli emendamenti attenendosi all'«orientamento prevalente» nel partito espresso nei 15 punti della mozione bocciata dal Senato il giorno dopo la morte di Eluana Englaro. Il loro non sarà un lavoro facile - seppure coordinato da Finocchiaro, Zanda, Latorre e Dorina Bianchi - visto che l'unico punto su cui probabilmente sono tutti d'accordo è quello delle cure palliative. E infatti sicuramente sarà presentato il maxiemendamento che contiene 13 articoli del ddl Marino sulla terapia del dolore. Sul resto, sull'articolo 2 e l'articolo 5, il cuore della legge, quelli che impediscono di fatto la libertà di cura, siamo purtroppo solo nelle mani di coscienze altrui.

Condividi post
Repost0

Presentazione

  • : Tutti contro.......!!!! by clod
  • : La pressione dell’omologazione, l’egoismo altrui lo hanno spinto verso la più triste e irreversibile delle scelte Con lui si è chiusa l’epoca degli ideali della società nuova. Ora, in questa fase di passaggio, dove il ricordo di quegli ideali fluttua nell’aria, sta a noi restituire fiato alle travolgenti spinte del secolo scorso.
  • Contatti

Archivi