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17 agosto 2009 1 17 /08 /agosto /2009 18:38

Non può essere uno strumento di bassa lotta politica, come succede tutti i giorni, ma di alto impegno politico"Perché invece sui fenomeni dell'immigrazione e dell'integrazione c' è più consonanza tra centrosinistra e Chiesa? "Perché su corruzione e su evasione fiscale, anche? Perché sulla democrazia partecipata, sulla pace e sulla guerra, idem? Evidentemente c' è qualcosa che non quadra, ma soprattutto si sminuisce il valore di ogni battaglia, che sembra fatta pro voti. L'esperienza ci dimostra che tutto si muove sempre, non c' è nulla di consolidato, illuminismo e razionalismo sono superati, scienza e fede devono collaborare, ma il come è misterioso e anche esso in movimento".la morale non è questione di maggioranze, però il modo di vedere la morale dei più cambia in base agli usi e ai costumi della società. E allora? Quale la sintesi tra democrazia e morale?"

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17 agosto 2009 1 17 /08 /agosto /2009 18:26
Antonio Iavarone e Anna Lasorella hanno individuato una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule adulte e per combattere il tumore al cervello

ROMA - Nel 2000 hanno lasciato l'Italia per gli Stati Uniti, in polemica con il sistema nepotista dell'università, che non permetteva loro di sviluppare adeguatamente le loro ricerche sui tumori al cervello dei bambini. Negli Stati Uniti hanno trovato i mezzi, lo spazio, il sostegno di due prestigiose università, prima la Albert Einstein e dopo la Colombia. E adesso Antonio Iavarone e Anna Lasorella annunciano la scoperta del gene che svolge un ruolo chiave nello sviluppo delle cellule staminali e che è coinvolto anche nel più aggressivo fra i tumori del cervello. Sono gli stessi ricercatori a parlare della loro scoperta in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Developmental Cell.

"Adesso - spiega Iavarone - abbiamo trovato una proteina capace di distruggere alcune delle proteine-chiave utilizzate per ottenere le Ips e di far ripartire quindi la trasformazione delle cellule staminali in cellule adulte". La proteina si chiama Huwe1 e la sua scoperta potrebbe in futuro portare anche a nuove terapie contro i tumori cerebrali.

"La molecola - spiegano i ricercatori - si è rivelata indispensabile per la corretta programmazione delle cellule staminali del cervello perché grazie ad essa si formano i neuroni durante lo sviluppo dell'embrione di topo. Ma abbiamo anche scoperto che la stessa proteina viene eliminata durante lo sviluppo del più maligno tumore del cervello che colpisce bambini e adulti, il glioblastoma multiforme".

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14 agosto 2009 5 14 /08 /agosto /2009 10:11

A denunciare l'episodio di razzismo un congolese impiegato
in un hotel di Latina. Ma tra chi ha sentito nessuno si fa avanti

Un cliente lo chiama "sporco negro"
l'azienda non gli crede, lui si licenzia

La direzione: è una "vicenda personale", non ci sono prove

LATINA - Un cliente dell'albergo di Latina dove lavorava come responsabile del personale lo chiama "sporco negro", la direzione dell'hotel non gli crede e si licenzia. E' accaduto sabato scorso ad un cittadino congolese di 37 anni, Ali Shadadi, in Italia dal 1997, mediatore culturale e regolarmente impiegato in un hotel del capoluogo pontino. L'uomo ha raccontato la vicenda in una intervista a www.articolo21.info.

La storia. L'uomo ha raccontato di essere stato avvicinato da un abituale cliente dell'albergo che, svegliatosi tardi, chiedeva di mangiare anche se la cucina era ormai chiusa. Di fronte al diniego il cliente ha alzato il tono della discussione: "Possibile che per mangiare io debba chiedere a te, un negro. E' per questo che l'Italia non va avanti, perché iniziano a comandare i negri". Arriva addirittura a strattonare Ali e a minacciarlo davanti al personale dell'albergo e ad altri clienti dicendogli "ho una pistola". Il cittadino congolese, impaurito e ferito nella dignità, si è rivolto alla direzione della struttura: "Questo cliente è scomodo, si può allontanare?" e si è sentito rispondere che si trattava di una "vicenda personale" della quale comunque non c'erano prove. Dopo aver denunciato l'accaduto alle forze dell'ordine, non ricevendo solidarietà dai suoi datori di lavoro, ha deciso di licenziarsi: "Non si può far finta che nn sia successo niente, la dignità non si può comprare".

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12 agosto 2009 3 12 /08 /agosto /2009 09:42

Leggere oggi la “Caritas in Veritate”, ultimo “parto intellettuale” di Benedetto XVI, significa leggere qualcosa di più di una semplice proposta etica, un banale programma politico, un tentativo di compendiare la dottrina sociale della Chiesa nel terzo millennio.
La più recente lettera enciclica del Sommo Pontefice rilancia schiettamente un sistema di vita, un modus vivendi et operandi, da tempo relegato nell’armadio che la distorta logica neocapitalista dell’estremizzazione del profitto ha costruito appositamente per “incatenare” tutte quelle idee che pongano l’Uomo al centro e l’economia, la politica, la tecnica al suo servizio.
Lo sviluppo integrale di tutto l’Uomo e di tutti gli uomini – sostiene il Papa – non può più essere rimandato a data da destinarsi, giacché ci troviamo in presenza di un momento cruciale della storia dell’umanità. La globalizzazione, tematica che permea l’opera, costit uisce quell’input antropologico che fa scattare la molla di un ripensamento delle odierne relazioni interpersonali, dei rapporti uomo-società/società-uomo, dei ruoli assegnati – spesso in chiave anti-umana – ad ambiti sociali quali la tecnologia, l’economia, la politica, la globalizzazione stessa.
Per cogliere appieno l’essenza filosofico-morale dell’enciclica è necessario leggere la citazione biblica che il Papa stesso riporta nella “Conclusione” della “Caritas in Veritate”: «Il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3, 22-23)
I versetti di cui sopra possono essere considerati l’emblema dello spirito che anima questa fatica letteraria del Vescovo di Roma: un umanesimo nuovo, che pone l’uomo al centro del mondo, nel rispetto e nella contemplazione del Creatore, non è solo possibile ma indispensabile, se si vuole davvero uscire dall’avvilente e arrogante materialismo ottuso che ha reso gli uomini ciechi e li ha portati a credere di essere autosufficienti, autodeterminanti e padroni assoluti di ciò che li circonda.
È necessario, dunque, porre fine all’illusione dell’umana onnipotenza perché «l’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano».
In quest’opera troviamo anche la classica impostazione tanto cara al Pontefice, ossia quella che vede Ragione e Fede unite in un fecondo connubio finalizzato al corretto sviluppo umano.
«Astratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l’estraniamento dalla vita concreta delle persone».
Benedetto XVI è riuscito nella difficile impresa, in ossequio all’assioma dell’unità inscindibile tra Fede e Ragione, di dare alle stampe un’opera che, non smarrendo mai – e come avremmo potuto dubitarne? – la strada dell’insegnamento divino, si addentra nelle più spinose tematiche, molte delle quali tuttora irrisolte, dei nostri tempi. Si parla di bioetica, vista con lo sguardo di una Persona che ha ben chiaro il valore della vita e il dovere morale di difenderla. Si parla di aborto, di dignità della persona. Si cerca di trovare una sintesi il più possibile ispirata a canoni di giustizia circa il problema della globalizzazione, la questione dell’identità smarrita, l’ambiente, il nuovo ruolo etico delle imprese nonché del consumatore, in favore del quale si teorizza la crescita delle cooperative di consumo in difesa del suo ruolo e della sua “responsabilità sociale”.
Perché «un più incisivo ruolo dei consumatori, quando non vengano manipolati essi stessi da associazioni non veramente rappresentative, è auspicabile come fattore di democrazia economica».
È un’opera che riconosce l’importanza della “Populorum progressio” di Paolo VI, ma non manca di citare Giovanni Paolo II.
Si tratta, in conclusione, di un’enciclica che col passare del tempo sarà destinata ad acquisire un ruolo di primaria importanza all’interno dei documenti concernenti la dottrina sociale della Chiesa. Non solo: questa enciclica, avendo carattere “integralmente umano”, è dunque, oltre che un pilastro intellettuale della Chiesa, anche un documento che si presta benissimo al dibattito inteso come fonte di crescita morale per tutti coloro, cristiani e non, che vorranno mettere in comunione il proprio pensiero – sia esso più o meno vicino al messaggio della “Caritas in Veritate” – con quello del Santo Padre.

Elia Pirone

 

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10 agosto 2009 1 10 /08 /agosto /2009 11:31

NEW DELHI - Almeno 39 bambini sono morti per encefalite nello stato nordorientale indiano del Bihar durante gli ultimi 15 giorni. Tutte le vittime avevano meno di 10 anni e appartenevano a famiglie povere, colpite nelle scorse settimane dalle inondazioni causate dai monsoni. Secondo le autorita' sanitarie, sono molti di piu' i bambini ricoverati negli ospedali e nelle cliniche dello Stato. Le province di Muzaffarpur e Vaishali, nel nord, le aree piu' colpite. (RCD)

 

 

 

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3 agosto 2009 1 03 /08 /agosto /2009 11:27

Il quotidiano online Affaritaliani intervista Paola Binetti a proposito della pillola abortiva («RU486/ Paola Binetti ad Affari: “L’aborto torna alla clandestinità”», 31 luglio 2009):

“Non ne farei una questione di scomunica: non è il modo che cambia la sostanza e l’aborto è sempre sbagliato per un cattolico – spiega la senatrice – Qui invece si sta andando verso l’aborto fai da te, l’aborto bricolage, che restituisce le donne alla loro solitudine”.

Questo della «solitudine» delle donne è un argomento molto gettonato dagli avversari della RU-486. Con l’aborto farmacologico l’espulsione dell’embrione può avvenire dopo che la donna è uscita dall’ospedale dove le è stata somministrata la pillola; ebbene, per i prolifers, in qualsiasi luogo ciò avvenga la donna vi si troverà sempre sola. Mariti, compagni, genitori, fratelli e/o sorelle, amiche, vicine di casa, passanti premurose: per qualche misterioso fenomeno la donna che ricorre alla RU non può contare su nessuno di costoro, mai. Forse sarà il senso di colpa inconsapevole – abortire, e per giunta con una pillola simile a una caramella! – che la spinge a ficcarsi in un buco sperduto ad espiare in solitudine; forse sarà la punizione divina che rende il paesaggio circostante identico a una città appena colpita dalla bomba al neutrone; il risultato comunque è quello.
Vuoi mettere invece la festosa compagnia che ti tocca con l’aborto chirurgico? L’infermiere che ti fa accomodare sul lettino, l’anestesista che ti chiede di contare alla rovescia... Forse riesci persino a vedere il chirurgo che ti opererà; e, se sei fortunata, arriva anche la polizia. Tutta un’altra cosa, decisamente.

Il problema principale delle commercializzazione della Ru486? “Si sta riportando l’aborto a una condizione di clandestinità, non legale, ma psicologica, sociale... che riconsegna le donne alla solitudine. La casa farmaceutica che produce questa pillola punta alla vendita diretta nelle farmacie”.

Certo sarebbe bello che la Binetti offrisse qualche prova di quest’ultima asserzione, così recisa: chessò, un memorandum interno della Exelgyn, una dichiarazione intercettata dei suoi manager, un dossier confidenziale prontamente divulgato da qualche sottosegretario... Senza queste pezze d’appoggio qualcuno potrebbe altrimenti essere indotto a pensare che si tratti di una illazione tendenziosa e del tutto campata in aria: il che sarebbe gravemente ingeneroso verso l’onorevole Binetti, ma purtroppo – si sa – la gente tende a pensare male.

“Inoltre – conclude – questo tipo di somministrazione prevede che debba avvenire entro la settima settimana, termine al di sotto di quello previsto dalla 194. Se però questo termine viene superato si rende necessario un raschiamento e un intervento chirurgico successivo. Insomma, stiamo uscendo da una situazione in cui l’aborto chirurgico è diventato una sorta di aborto sicuro per entrare in un’altra condizione, quella dell’aborto chimico in cui la sicurezza sembra diventata un optional”.

Temo di non riuscire bene a seguire il pensiero della Binetti, qui. Sette settimane, cioè 49 giorni, rientrano nel limite di 90 giorni per l’aborto non terapeutico previsto dalla legge 194, sì; ma non capisco in che modo questo sia significativo. Il peggio però viene subito dopo: perché mai passate le sette settimane una donna dovrebbe essere sottoposta a un raschiamento (e a un innominato «intervento chirurgico successivo»)? Se il termine per l’aborto farmacologico è passato la donna verrà sottoposta semplicemente a un comune aborto per aspirazione (il metodo chirurgico più indicato entro il primo trimestre di gestazione). Sembrerebbe che la Binetti abbia fatto confusione con ciò che succede quando l’aborto farmacologico fallisce, cioè quando l’embrione rimane in tutto o in parte nell’utero: è in questo caso che si rende necessario il raschiamento (e basta; può anche andare bene una semplice aspirazione).
Ma immagino che qui la Binetti sia stata male interpretata da chi la stava intervistando. Altrimenti dovremmo concluderne che l’onorevole non sappia di che cosa sta parlando; e questo, ne converrete, è assolutamente impossibile...

Postato da Giuseppe Regalz

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3 agosto 2009 1 03 /08 /agosto /2009 10:10

UFFICIO STAMPA

 

 

AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO

DELLA PILLOLA RU486: LETTERA DEL MINISTRO SACCONI

AL PRESIDENTE E AL DIRETTORE GENERALE DELL’AIFA

 

 

A seguito della delibera di autorizzazione all'immissione in commercio della pillola RU486 da parte del Consiglio di amministrazione dell'Aifa il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, ha inviato al Presidente e al Direttore generale dell’Aifa una lettera. Di seguito il testo:

 

Prendo atto dell’autonoma decisione dell’Aifa di considerare sussistenti i requisiti tecnici per l’impiego della RU486. E’ peraltro significativo il fatto che l’Aifa abbia ritenuto di condizionare la somministrazione della pillola abortiva ad una serie di regole che dovranno essere definite in sede tecnica dalla stessa Agenzia, sulla base della rigorosa coerenza con la legge 194/78.

Sono certo che l’Aifa saprà indicare nel dettaglio le modalità con cui garantire il pieno rispetto della legge 194, la quale impone il ricovero in una struttura sanitaria “dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla certezza dell’avvenuta interruzione della gravidanza”, come ricordato dallo stesso comunicato del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia. In esso si ribadisce anche che la legge prevede “una stretta sorveglianza, da parte del personale sanitario cui è demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare e sui possibili rischi, nonché l’attento monitoraggio del percorso abortivo onde ridurre al minimo le reazioni avverse”.

Il Ministero si aspetta quindi dall’Aifa indicazioni certe circa i modi di utilizzo del farmaco affinché esso sia vincolato nella prassi al rispetto di tali profili della legge attraverso l’individuazione di un percorso attentamente definito per l’Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza) farmacologica.

La delibera dell’Aifa dovrà tenere conto, in particolare, dei pareri del Consiglio superiore di Sanità in merito alla sicurezza del metodo chimico, che è pari a quella del metodo chirurgico solo se l’intera procedura si svolge all’interno della struttura sanitaria.

La stessa decisione del Consiglio di amministrazione appare esprimere la unanime consapevolezza in esso della necessità di rimuovere i pericoli impliciti in un metodo che potrebbe determinare minore attenzione ai profili etici, sociali e sanitari e che rischia di ricondurre l’aborto in un ambito di solitudine privata.

Come Ministero ricordo che, in collaborazione con l’Aifa, abbiamo il dovere di vigilare affinché l’uso del farmaco di cui si è appena autorizzata l’immissione in commercio non comporti il minimo rischio di indebolimento delle garanzie e dei presidi previsti dalla legge 194 a tutela della salute della donna, anche nell’ambito fondamentale della prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza.

 

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3 agosto 2009 1 03 /08 /agosto /2009 10:09


Confermata la tendenza storica alla diminuzione dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) in Italia: nel 2008 sono state effettuate 121.406 IVG (di cui circa 80 mila tra donne italiane), con un decremento del 4,1% rispetto al dato definitivo del 2007 (126.562 casi) e un decremento del 48,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'IVG (234.801 casi). Questi alcuni dati della Relazione al Parlamento 2009 sull'IVG illustrata dal sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella.

"Gli aborti in Italia continuano a diminuire. Si deve però sviluppare la parte della legge 194 dedicata alla prevenzione. La diminuzione del tasso di abortività sembra comunque collegarsi non soltanto ai classici fattori di prevenzione ma anche ad aspetti culturali più ampi in parte da indagare", spiega il Sottosegretario.

La tendenza alla diminuzione dell'IVG diventa ancor più evidente se si scorporano i dati relativi alle donne italiane rispetto a quelli delle straniere.
Le cittadine straniere, oltre a presentare un tasso di abortività, peraltro diverso per nazionalità, stimato 3-4 volte maggiore di quanto attualmente risulta tra le italiane, hanno una diversa composizione socio-demografica, che muta nel tempo a seconda del peso delle diverse nazionalità, delle culture di provenienza, e dei differenti approcci alla contraccezione e all’IVG nei paesi di origine. Il costante aumento degli aborti effettuati da donne straniere è dovuto anche al costante aumento della loro presenza nel Paese.

Aumentano inoltre i ginecologi obiettori di coscienza, passando dal 58,7% del 2005 al 69,2% del 2006 fino a 70,5% del 2007. Percentuali superiori all'80% si osservano nel Lazio (85,6%) in Basilicata (84,1%) e in Campania (83,9%).

La quasi totalità degli interventi avviene in day hospital con degenze inferiori ad 1 giorno (91.2% dei casi) e l’isterosuzione rappresenta la tecnica più utilizzata (86.2%), comportando rischi minori di complicanze per la salute della donna.

Confronto tra Italia e altri Paesi europei
Il panorama dei comportamenti relativi alla procreazione responsabile e all’IVG in Italia presenta sostanziali differenze da quelli di altri paesi occidentali e in particolare europei, nei quali l’aborto è stato legalizzato. Siamo in un paese a bassa natalità ma anche basso ricorso all’IVG - dunque l’aborto non è utilizzato come metodo contraccettivo – e insieme un paese con limitata diffusione della contraccezione chimica.
Altri paesi (come Francia, Gran Bretagna e Svezia, ad es.) hanno tassi di abortività più elevati a fronte di una contraccezione chimica più diffusa, e di un’attenzione accentuata verso l’educazione alla procreazione responsabile.
In generale, il tasso di abortività sembra collegarsi non soltanto ai classici fattori di prevenzione (educazione sessuale scolastica, educazione alla procreazione responsabile, diffusione dei metodi anticoncezionali, facilità di accesso alla contraccezione di emergenza), ma anche a fattori culturali più ampi, in parte da indagare, e che bisognerà mettere meglio a fuoco.

 

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2 agosto 2009 7 02 /08 /agosto /2009 09:02

Studi confermano che in gravidanza il virus può aumentare il tasso di mortalità
Nei laboratori Usa quintuplicata la produzione di un farmaco per uso nasale

Civitavecchia, denunciato il comandante di una nave. Ha fatto scendere passeggeri nonostante casi sospetti
In Belgio la Vallonia si prepara al peggio con una circolare ai comuni: "Predisporre tombe già scavate"

 

ROMA - Guardia alta e cure immediate per le donne incinte, le più a rischio per la pandemia di influenza A. Lo chiede l'Organizzazione mondiale della sanità. Dagli Usa in arrivo il vaccino spray nasale. Nei laboratori quintuplicata la produzione del farmaco. Denunciato a Civitavecchia il comandante della nave da crociera "Voyager of the seas", per aver fatto scendere i passeggeri a terra, nonostante alcuni casi sospetti a bordo. E in Belgio la Vallonia si prepara al peggio con una circolare ai comuni: "Prevedere tombe già scavate".

Oms. L'Organizzazione mondiale della sanità mette in guardia le donne incinte a causa della loro maggiore esposizione di contrarre la nuova influenza. Una recente ricerca pubblicata su Lancet ha evidenziato infatti che il rischio di mortalità aumenta nelle donne in gravidanza che abbiano contratto il virus H1N1, così come aumenta il rischio di morte per il feto e di aborto spontaneo.

L'Oms raccomanda che in aree ad alto tasso di infezione, le donne incinte e le addette al settore sanitario che le hanno in cura non sottovalutino i sintomi che possono presentarsi. Il trattamento con l'antiretrovirale Oseltamivir, raccomanda l'Organizzazione, deve essere somministrato appena compaiono i sintomi influenzali, senza attendere i risultati degli esami di laboratorio. L'Oms, inoltre, ha anche rivolto un appello ai governi affinché diano la priorità di vaccinazione alle donne incinte non appena sarà pronto il vaccino.

I sintomi. L'Oms ha anche fornito un aggiornamento delle linee guida. I sintomi da tenere in considerazione sono: fiato corto, difficoltà nella respirazione, colorito bluastro della pelle, dolore al petto, stato mentale alterato, febbre alta che persiste per più di 3 giorni, bassa pressione arteriosa. Per i bambini i sintomi includono anche abbassamento dell'attenzione, difficoltà nello svegliarsi e mancanza di desiderio di giocare.

Il vaccino. Uno spray potrebbe essere la nuova arma contro l'influenza A. Il vaccino è in sperimentazione nei laboratori dell'azienda farmaceutica americana MedImmune, che già commercializza un vaccino-spray nasale contro l'influenza stagionale. La società, una sussidiaria di AstraZeneca - scrive il New York Times - ha annunciato che quintuplicherà la produzione di vaccini contro l'H1N1 ed è per questo che sono partiti anche i test su un sistema di immunizzazione in gocce per il naso. Si dovrebbe arrivare a sfornare 200 milioni di dosi del vaccino classico entro marzo 2010.


Voyager of the seas. E' stato denunciato alla magistratura dall'ufficio di Sanità Marittima di Civitavecchia il comandante della nave da crociera "Voyager of the seas", della compagnia "Royal Caribbean", con cinquemila persone a bordo. La denuncia riguarda il permesso di scendere a terra concesso ai crocieristi, nonostante sulla nave vi fossero in isolamento con sospetti sintomi di nuova influenza 40 membri dell'equipaggio e due viaggiatori, uno dei quali (un ragazzo inglese di 15 anni) trasportato al pronto soccorso del locale ospedale San Paolo e poi riaccompagnato a bordo. Un comportamento, quello del comandante, in contrasto con le procedure sanitarie.

I numeri. I casi di influenza A/H1N1 registrati nel mondo nelle ultime 24 ore sono 5676. Secondo i dati forniti dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), il numero totale dei contagiati è salito a 183.326. Le morti causate dal virus dell'influenza A/H1N1 sono invece 1148, ventuno in più rispetto a ieri. Le vittime in Europa sono 39: trenta in Gran Bretagna, sei in Spagna, uno in Francia, uno in Belgio e una in Ungheria.

America latina.
Il numero dei morti per influenza suina in America Latina, la regione del mondo più colpita dalla pandemia, supera ormai quota 600, dopo l'annuncio di nuove vittime nelle ultime 24 ore. L'aumento maggiore è stato registrato in Cile, uno dei Paesi dell'America del Sud dove l'inverno australe è più rigido. Solo l'Argentina (165 morti) e il Messico (146), focolaio mondiale della pandemia ad aprile, sono stati investiti più duramente nella regione. In alcuni Paesi, il problema attuale è l'approvigionamento degli antivirali. In Brasile il governo ha deciso di vietare la vendita del Tamiflu nelle farmacie per garantire l'accesso al farmaco a coloro che ne hanno bisogno.

Effetti collaterali. Diarrea, nausea, incubi e insonnia. Uno studio condotto dall'Agenzia per la protezione della salute (Hpa) su un gruppo di bambini a cui era stato somministrato in via preventiva il Tamiflu, ha dimostrato che più della metà ha riscontrato questi effetti collaterali. La ricerca è stata pubblicata sul giornale Eurosurveillance. Secondo il National Pandemic Flu Service, nell'ultima settimana a circa 150.000 persone in Gran Bretagna sono stati prescritti gli antivirali per l'influenza A/H1N1.

Grecia. ''E' stato deciso, secondo le disposizioni del premier Costas Karamanlis, di vaccinare tutti i cittadini e i residenti del Paese'', ha annunciato il ministro della Sanità greco Dimitris Avramopoulos. Atene ha registrato oltre 700 casi di contagio. Attualmente sono ricoverate in tutto il Paese 15 persone.

Buone notizie da Cervia. La febbre è passata a quasi tutti gli ultimi 49 bambini ammalati della colonia di Cervia. "Tutti i casi che si sono verificati hanno avuto un decorso regolare con sintomi lievi - informa una nota dell'Ausl di Ravenna - nella maggior parte dei casi la febbre non ha raggiunto i 38 gradi".

Belgio. Preparare i cimiteri a una mortalità "anormale" dovuta all'influenza A. E' quanto prevede una circolare, decisamente allarmante, diffusa dalla Vallonia, la regione francofona del Belgio, ai comuni del proprio territorio. Lo riferisce il sito online del quotidiano di Bruxelles Le Soir. "Senza alcun allarmismo - dice un responsabile dell'unità di crisi regionale per l'influenza A - è nostro dovere prevedere il peggio, pur sperando che questo scenario non si verifichi". Di qui la richiesta ai sindaci, spiega il funzionario, di "prevedere tombe già scavate per evitare i problemi che a volte pone l'inverno. Secondo Daniel Reynders, coordinatore strategico del Gruppo sull'influenza creato dal governo, nei prossimi sei mesi si potrebbero avere nel solo Belgio tra i 1.000 e i 4.000 decessi legati alla malattia.

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28 luglio 2009 2 28 /07 /luglio /2009 20:57

Monito del vescovo di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi, che richiama la Chiesa a un rinnovato impegno contro il «cancro della mafia»

Il vescovo anti-clan, Pennisi denuncia il rischio che la Chiesa chiuda gli occhi, che veda la mafia come «un male inevitabile», che si lasci andare a sentimenti «d'indifferenza e acquiescenza».

Secondo mons. Pennisi servono «soprattutto» «segnali forti per non dare dignità civile ai mafiosi». Racconta ad esempio il presule che per questo motivo pochi giorni fa ha impedito i funerali solenni per un mafioso come richiesto invece dalla famiglia. «Per questo sono stato minacciato ma sono necessari gesti che dimostrino l’incompatibilità tra l’essere cristiani e l’essere mafiosi». La società civile, tuttavia, secondo mons. Pennisi non è inerme. «Quest’anno - afferma - io ho partecipato a Palermo all’arrivo della nave della legalità e c’erano veramente moltissimi giovani». Inerme non lo è nemmeno lo stato perchè, rileva Pennisi, «la lotta alla mafia va fatta soprattutto con le leggi» e «sotto questo profilo bisogna riconoscere come fatto positivo l’inasprimento delle pene con il recente ddl sicurezza. Un segnale forte nei confronti dei mafiosi». Insomma, c’è il rischio che la Chiesa chiuda gli occhi, che veda la mafia come «un male inevitabile», che si lasci andare a sentimenti «d’indifferenza
e acquiescenza». È un vero e proprio richiamo alla vigilanza quello del vescovo antimafia di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi, che ha deciso di chiamare la Chiesa a un rinnovato impegno contro il «cancro della mafia». Un allarme lanciato proprio all’indomani del ricordo della strage di via D’Amelio nella quale perse la vita il giudice Borsellino. Mons. Pennisi chiede l’attenzione di quei settori ecclesiastici nei quali «spesso» prevalgono «l’indifferenza e l’acquiescenza» verso il fenomeno mafioso vissuto come «male inevitabile». Contro la mafia,ammonisce il vescovo da anni in prima linea contro il fenomeno, servono «segnali forti» dello Stato come il «positivo» recente inasprimento delle pene ai mafiosi previsto dal ddl sicurezza, e «un maggiore impegno nello sforzo di educazione alla legalità», fatto di «gesti concreti» da parte della Chiesa. «Una stagione di rinnovato
impegno», sintetizza. All’indomani della commemorazione della strage di via
D’amelio, «non c’è solo il giudice Borsellino da ricordare», afferma Pennisi, «ma anche le figure di altri uomini che hanno svolto un ruolo importante nella lotta alla mafia cercando piste nuove, come il giudice Rocco Chinnici (ucciso da un’autobomba il 4 agosto 1983, ndr)». «In particolare - aggiunge - io domani
ricorderò la morte di Boris Giuliano nel trentesimo anniversario della sua scomparsa e magari in quest’occasione saranno presenti le autorità che sono mancate ieri a Palermo». Perchè, pur non volendo esprimere giudizi sulla politica, il vescovo di Piazza Armerina ricorda che «la presenza delle
istituzioni è importante» nella lotta alla mafia «affinchè diano, attraverso la loro partecipazione un segnale forte di volontà di contrasto alla criminalità mafiosa». Da parte della Chiesa, «il lavoro da fare - spiega il vescovo antimafia - è coinvolgere tutta la società civile in un lavoro di educazione alla legalità per contrastare il fenomeno mafioso. A noi come religiosi - aggiunge - tocca l’opera educativa, nelle scuole, nelle parrocchie, nei campi estivi». Tuttavia, osserva il vescovo, anche nella Chiesa «spesso c’è indifferenza e acquiescenza» verso il fenomeno mafioso «perchè si pensa che sia un male inevitabile. Invece - sottolinea - la mafia è un cancro che dobbiamo estirpare». Per questo esorta la Chiesa «a un impegno maggiore nella vita di tutti i giorni » che sia fatto «di gesti concreti». «L’impegno dei vescovi - aggiunge - c’è ma troppo spesso si
esprime solo nei documenti. E i documenti ai mafiosi non fanno
nè caldo nè freddo».

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Presentazione

  • : Tutti contro.......!!!! by clod
  • : La pressione dell’omologazione, l’egoismo altrui lo hanno spinto verso la più triste e irreversibile delle scelte Con lui si è chiusa l’epoca degli ideali della società nuova. Ora, in questa fase di passaggio, dove il ricordo di quegli ideali fluttua nell’aria, sta a noi restituire fiato alle travolgenti spinte del secolo scorso.
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