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12 giugno 2009 5 12 /06 /giugno /2009 10:13

Quattro parlamentari sono indagati dalla Procura di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sul "tesoro" di Vito Ciancimino, ex sindaco morto nel 2002 dopo essere stato condannato per mafia. Lo scrive oggi il "Corriere della Sera". Coinvolti nell'inchiesta il senatore del Pdl Carlo Vizzini della commissione Antimafia, i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintole, e il deputato dell'Udc e segretario regionale del parito in Sicilia, Saverio Romano. L'ipotesi di reato nei loro confronti è di concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra, e scaturisce da dichiarazioni di Massimo Ciancimo, figlio di Vito, imputato di riciclaggio e di fittizia intestazione di beni, che da qualche mese rende dichiarazioni ai pm palermitani Antonio Ingroia e Nino Di Matteo.

"Ho la serenità di chi sa di  essere estraneo ad ipotesi di reato e di potere compiutamente  rispondere ai magistrati». Lo dice il senatore Vizzini che annuncia  le sue dimissioni dalla commissione parlamentare antimafia. «Adesso si potrà fare luce sulle verità - aggiunge il  parlamentare - mettendo fine al lungo e spesso velenoso  chiacchiericcio che negli ultimi mesi mi ha accompagnato». «Ho già detto e non ripeto quali sono stati i miei rapporti  e quali le persone mai conosciute - osserva - anche presentando  formale denuncia. Vivo, tuttavia, l'amarezza di trovarmi in  questa condizione dopo avere contrastato con forza la mafia, i  mafiosi ed i comitati d'affari». «Ma proprio per questo devo essere rigoroso e coerente con  me stesso - aggiunge - e dunque ho immediatamente rassegnato le  mie dimissioni dalla commissione parlamentare Antimafia  - riservandomi di assumere altre decisioni dopo che  sarò stato sentito dai magistrati». «Ho sempre messo nel conto che la lotta alla mafia avrebbe  scatenato risentimenti gravi - conclude Vizzini - di cui ho  avuto percezione anche di recente, ma sono certo che c'è una
sede nella quale si può essere tutelati dalla infamia ed a  questa adesso mi affido».

11 giugno 2009 L’UNITA’

 

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11 giugno 2009 4 11 /06 /giugno /2009 12:36
Berlinguer, nobiltà e sconfitta
di una grande politica

di Bruno Gravagnuolo

Cominciano le celebrazioni dei 25 anni dalla morte di Enrico Berlinguer. Oggi la cerimonia alla Camera e stasera uno speciale di «La Storia siamo noi» dedicato al leader politico morto l’11 giugno 1984.

Una nuova democrazia in un'Italia diversa

 

 

 

«Il suo coraggio di navigare
in mare aperto»


di Piero Fassino

La sostenibilità, la governance globale, la democrazia come valore universale, la questione morale: è questa la modernità di Enrico Berlinguer. Riflettere su di lui, dunque, non per un’antistorica nostalgia, ma per avvalersi delle sue intuizioni e delle sue riflessioni in un tempo presente che, ancora una volta, chiede alla sinistra e ai riformisti di non aver timore

Come immaginare una nuova

democrazia in un'Italia diversa

di Alfredo Reichlin

Alfredo Reichlin ripercorre gli snodi più delicati della politica del Pci negli anni berlingueriani. Un intervento presentato alla Camera dei Deputati a un convegno per il 25° anniversario della  scomparsa del leader comunista.

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10 giugno 2009 3 10 /06 /giugno /2009 12:55

Undici risposte ad undici obiezioni

- Il referendum è inutile perché non cancella le liste bloccate.
E’ vero che non cancella questo sconcio. Purtroppo non è possibile farlo con un referendum. Ma questo è il referendum contro la "legge-porcata” di Calderoli, e se passerà il suo significato politico sarà questo: il Parlamento sarà costretto a fare le riforme che oggi non vuole fare. Sarà una scossa che rimetterà in moto le cose. A suo tempo neanche l'elezione diretta del sindaco era tra i quesiti (anche quella non poteva esserci), ma la vittoria del sì nel '92 obbligò il Parlamento a vararla. Della “porcata” il referendum cancella invece un’altra vergogna, la possibilità di candidature multiple.
Piuttosto la domanda da fare è questa: c’è qualcuno che crede che, se il referendum fallisse, i partiti farebbero le riforme? No, se il referendum fallirà tutto resterà come prima. Qualcuno andrà in tv e dirà: “Vedete? Gli italiani sono contenti di questo sistema elettorale e di questa politica”

- Il referendum non serve, perché dopo i partiti cambiano tutto.
A volte è capitato. La legge sul finanziamento dei partiti è stata scippata in modo vergognoso dal Parlamento, e la stessa legge Calderoli ha stravolto vergognosamente il referendum del '93, anche se ha comunque dovuto rispettare almeno il principio del bipolarismo, proprio perché quella scelta gli elettori l'avevano voluta e la vogliono ancora fortemente. Per il resto l'attuale legge è una porcheria. Consente ad un partitino di mettere la maggioranza con la schiena al muro e di minacciare continuamente le crisi di governo. Non dobbiamo arrenderci a questa situazione. Questo è un referendum proprio contro quello “scippo”. Del resto la storia d’Italia è stata fatta molto dai referendum, e la maggior parte delle volte il risultato è stato rispettato. La elezione diretta del sindaco è sempre lì.

- Con le elezioni il quadro politico è stato semplificato, e il referendum è dunque superato.
Quando abbiamo raccolto le firme non esistevano né il PD né il PDL, ed è stata proprio la campagna referendaria a spingere i partiti a fare queste aggregazioni. Ma la politica italiana è ancora instabile. Se vince il sì questi partiti rimarranno uniti e ci avvieremo al bipartitismo. Se il referendum perde si può sfasciare tutto.
E poi l’instabilità c’è con qualsiasi coalizione, anche di tre partiti. Basta ricordare il ricatto della lega per non fare l’election day con il referendum il 6 e 7 giugno.
Ma si possono immaginare Obama, Sarkozy o Zapatero andare in televisione e dire “io vorrei fare questa cosa per il bene del paese, ma se la faccio gli alleati mi fanno la crisi di governo. E quindi non la faccio”? È proprio quello che Berlusconi ha dovuto ammettere soltanto poche settimane fa di fronte al ricatto della Lega sulla questione dell'abbinamento del referendum all'election day.
Quello che cambierebbe è che nessun partito delle coalizioni di governo potrebbe ricattare gli alleati. Non ci sarebbero stati i diktat dei Mastella e dei Giordano della scorsa legislatura nel centro-sinistra, e dei Bossi e dei Maroni nel centrodestra in questa.
Una cosa deve essere chiara: IN NESSUN PAESE CHE CONTA UNA MINORANZA PUÒ FAR CADERE IL GOVERNO. PER QUESTO L’ITALIA NON CONTA

- Le leggi elettorali deve farle il Parlamento.
In linea di principio ciò è giusto, ma in Italia le uniche riforme, come il maggioritario e la elezione diretta del sindaco, del presidente della provincia e del governatore, sono state fatte, a furor di popolo, dai referendum degli anni '90. Il Parlamento parla di riforme da trent’anni, ma è bloccato perché controllato dai partiti che non le vogliono. Soltanto i cittadini possono cambiare e dare un scossa perché si facciano le riforme.

- Il referendum è pericoloso: aiuta Berlusconi.
Qualunque sia la posizione politica che si ha, questa è comunque una grandissima balla. Dicono che se passa il referendum Berlusconi e il suo PdL, con il 40% dei voti, prende il 55% dei seggi in parlamento. Attenzione, può avvenire già oggi con l'attuale legge-porcellum. Per fare questo Berlusconi non ha alcun bisogno del referendum che su questo punto non cambia niente (i cambiamenti sono altri). Tutto questo è un effetto della legge elettorale oggi in vigore, la quale già prevede che alla lista più votata venga attribuita anche la maggioranza assoluta dei seggi in palio.

- E’ antidemocratico che un partito del 40% abbia il 55% dei seggi.
No, questo non è vero. Nei paesi anglosassoni, la culla della democrazia, ciò accade spesso. Thatcher e Blair hanno sempre governato con queste percentuali, e nel 2005 Tony Blair, con il 35,3% dei voti, ha preso il 55 % dei seggi ed ha eletto 360 deputati contro i 260 di tutte le opposizioni. Il maggioritario è questo: chi vince governa, chi perde controlla.

- Ma addirittura con il 20% dei voti si può prendere la maggioranza assoluta dei seggi.
Ancora una volta occorre ricordare che questo può accadere anche oggi, proprio con la legge che combattiamo, e non sarebbe un effetto del referendum. Se una coalizione prende il 20%, la seconda il 19%, la terza il 18% e le altre ancora meno, la prima ha la maggioranza assoluta in Parlamento. In realtà però si tratta di un’ipotesi teorica, sostanzialmente impossibile a realizzarsi. Già oggi i due principali partiti hanno più del 20%! E poi il desiderio di vincere spinge a fare aggregazioni vaste, per battere l’avversario. Nel 2006 questo ha portato ad aggregazioni enormi, 16 partiti da una parte e 17 dall’altra. Se passa il referendum chi vuole aggregarsi per vincere dovrà fare una lista unica, con grande vantaggio per la stabilità e la chiarezza.

- Il referendum rafforza soltanto chi ha la maggioranza.
Non è vero. Aiuta anche l’opposizione, anzi forse ancora di più. Quando ci sono le elezioni la maggioranza va al governo ed è unita dall’esigenza di non perdere il governo, mentre l’opposizione tende a sfasciarsi, a litigare, e ciascun partito va per conto suo. Lo vediamo già oggi con la rissa continua tra PD e Italia dei valori. Litigano perché vogliono rubarsi reciprocamente i voti per essere più forti quando si tratterà di contrattare la formazione della coalizione elettorale. Se ci fosse il bipartitismo il partito di opposizione rimarrebbe unito e dovrebbe pensare soltanto a fare delle proposte serie che gli consentano di vincere le elezioni la volta successiva.

- Il referendum fa spendere soldi.
La democrazia ha i suoi costi. Vogliamo rinunciare alla democrazia per risparmiare qualcosa? Mussolini diceva che le elezioni costano caro, e infatti per vent’anni non le ha più fatte. Ma attenzione, se si fosse accolta la nostra richiesta di votare nello stesso giorno, il 6 e il 7 giugno, europee, amministrative e referendum, si sarebbero risparmiati ben 400 milioni di euro. E’ stata la Lega a impedire questo e ad addossare alla collettività un costo enorme.

- Il referendum porterebbe ad un bipartitismo forzato.
E’ vero, il referendum spingerebbe al bipartitismo. Questo è il suo valore politico, questo è l’obiettivo che ci prefiggiamo. Ed è un obiettivo importantissimo e positivo. Tutte le grandi democrazie si fondano su due grandi partiti. Negli USA i democratici e i repubblicani, in Gran Bretagna i laburisti e i conservatori, in Spagna e in Germania i popolari i socialisti, in Francia o socialisti e il partito di Sarkozy. Questo non significa che non vi siano altri partiti più piccoli, ma che ciascuno dei due poli ruota attorno a un grande partito. Ma questa è la garanzia di stabilità e di efficienza di quelle democrazie: e questo è ciò che il referendum ci darebbe anche in Italia. E poi non ci sarebbe nessuna forzatura. Gli italiani che hanno votato per i due principali partiti sono più del 70 %. Più di quanto abbiano ottenuto insieme i due principali partiti in Inghilterra nel 2005 (67,6%).

- Ci sarebbe meno pluralismo.
Non è vero. I partiti che superano il 4 % sarebbero comunque rappresentati. E poi la frammentazione estrema non porta pluralismo: porta a inefficienza, paralisi, e anzi immobilismo. Il vero pluralismo ha bisogno dell' alternanza, del ricambio. Solo questo mette al riparo dalla cosa più soffocante che ci sia, il consociativismo. Noi non vogliamo colpire il sano pluralismo. Vogliamo colpire il potere di ricatto dei partiti dentro le coalizioni. Vogliamo eliminare l’idea della coalizione. Che è una contraddizione in termini: si sta insieme, ma ci si combatte anche per rosicchiarsi reciprocamente voti. Un assurdo. E il tempo si spreca nei negoziati tra i partiti, anziché pensare al bene del paese.
Noi ci ispiriamo ai modelli anglosassoni. Ti pare che in quei paesi non ci sia pluralismo?

 

Nella vita ci vorrebbero più supereroi,ma forse se cerchiamo dentro di noi troviamo un eroe che non conosciamo .

 

By clod

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8 giugno 2009 1 08 /06 /giugno /2009 12:14

La responsabilità è solo in parte imputabile al malessere organizzativo, ciascuno di noi ha la sua responsabilità: nessuno ti impone di gettare la carta per terra in strada, né di correre sparato in autostrada, né di guardare la televisione tutte le sere, eccetera. Mentre tu credi che questi siano sfoghi e spazi della tua autonomia, sono invece aspetti del malessere interno a te (da "Il barbiere di Stalin";).

 

Questa situazione e quella futura è un detonatore che può innescare una bomba con nuovi potenziali conflitti con conseguenze inimmaginabili.

Questa grande crisi insieme al nostro governo ci stanno spezzando le ginocchia portandoci a essere più poveri,non solo economicamente ma ci stanno privando anche di quei pochi principi morali che ci facevano sperare in un futuro migliore. Ci rendono peggiori,egoisti e finiranno per lacerarci ogni tessuto.

Non dobbiamo chiudere gli occhi ed entrare in una fase di generalizzazione chiudendoci a difender quei pochi privilegi che ci sono rimasti.

Visto che lo Stato è assente (provate a chieder a un onorevole quanto costa un litro di latte,…pensate che vi risponda) dobbiamo entrare in una fase del “costruire insieme” promuovendo una buona economia con un diverso e migliore forma di consumo.

Penso che come in tutte le crisi ne usciremo più poveri,su questo possiamo fare poco, ma uscirne peggiori o migliori come persone sta solo a noi.

Non pensiamo di lasciare ai nostri figli solo dei potenziali economici,perché quando questi non basteranno più saranno solo persone vuote, LASCIMOGLI QUALCOSA IN CUI CREDERE E CAMBIERANNO IL MONDO.

 

By clod

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5 giugno 2009 5 05 /06 /giugno /2009 11:16
 

Un Governo che taglia la polizia rimpiazzandola con soldati e squadroni di volontari che non vedono l'ora di stringere un po' di potere fra le mani dovrebbe cominciare a creare un po' di inquietudine generale. Un po' di paura ci vuole ma poi è sbagliato gridare al lupo finché il lupo non c'è ma
se ce ne stiamo zitti con le mani in mano verremmo divorati senza accorgerci di nulla.
 Dobbiamo gridare allo scandalo ,gruppo di esaltati diventera un Ente riconosciuto dalla legge sulle ronde

 

 

.L'ASSURDITA'......................................

 Nazionalisti e Patrioti, gente che sappia portare degnamente e con orgoglio l'uniforme, e per tutto ciò che essa rappresenta servire la nostra terra ed il popolo Italiano, con regolare mandato e in piena legalità. (Sito GNI)

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4 giugno 2009 4 04 /06 /giugno /2009 15:44

Visita ufficiale a Grosseto? Macché: non c’era (né è risultato a posteriori) alcun ordine di servizio all’aeroporto militare “Baccarini”. E infatti la scampagnata a Grosseto - il 25 maggio scorso -  era motivata esclusivamente da motivi elettorali, a sostegno del candidato Pdl alla Provincia, Alessandro Antichi. Eppure il signor ministro della Difesa, on. Ignazio La Russa, è arrivato a bordo di un Boeing 737 dell’Aeronautica militare. Solo quell’aereo-gioiello? Macchè: l’aereo del signor ministro era scortato, letteralmente scortato, da due caccia Eurofighter, normalmente di base proprio a Grosseto. Insomma, una sorta di benvenuto in cielo, tanto per fare un po’ di scena, sprecare risorse e lasciare invelenito il personale della base alle prese con i tagli alla Difesa: -7% quest’anno, ma per l’anno prossimo il taglio sarà maggiore.

E tutto questo solo per La Russa? Macché: dal momento che quel Boening può caricare fino a 202 passeggeri, spazio (a gratis, cioè a spese di tutti noi) agli ospiti, tutti targati centrodestra. Chi c’era a far bella la compagnia? C’era Denis Verdini, coordinatore nazionale del partito di Berlusconi, e con lui il presidente provinciale del Pdl Luca Agresti, il coordinatore provinciale Massimo Ussia, la deputata Monica Faenzi e il senatore Franco Mugnai, anche loro ovviamente del “Popolo della Libertà”.

Bene. E allora che cosa ha fatto il ministro La Russa? E’ sceso dal potente bimotore, ha stretto la mani di un po’ di ufficiali e di avieri dalla base, poi di corsa al centro di Grosseto: in un locale alla moda veniva servito l’aperitivo (elettorale) prima del discorsetto che, nelle vesti di sponsor, il signor ministro La Russa ha pronunciato per sostenere la candidatura di Alessandro Antichi. Poi La Russa è ripartito, non si sa se per Milano (dove abita e viene eletto) o per Roma, dove fa il ministro e il coordinatore del Pdl insieme a Verdini & Bondi. Tutto qui? Tutto qui.

Di questa scampagnata elettorale un gruppo di deputati Pd (Rosa Villecco Calipari, Antonio Rugghia, Ludovico Vico, Gianclaudio Bressa, Michele Ventura, Luca Sani) ha riferito in una interrogazione rivolta, guarda un po’, allo stesso ministro della Difesa. Con tre domande al medesimo: “Per tale occasione e, più in generale, per iniziative di campagna elettorale, l’impiego di mezzi e strutture militari è da ritenersi legittimo? Quali iniziative il governo intende assumere per ristabilire il loro corretto utilizzo? Quanti voli, e per quante ore, sono stati effettuati per esponenti del governo sull’aeroporto Baccarini nell’ultimo anno?”

Quanto a noi, aggiungeremmo una quarta domanda, diretta però al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, l’uomo di assoluta fiducia di Silvio Berlusconi. La “direttiva” sui voli di Stato, emanata l’anno scorso da Palazzo Chigi (quella che ha allargando scandalosamente le maglie delle rigide disposizioni impartite tre anni fa dal governo Prodi), prevede che le “persone estranee alle delegazioni” possano essere imbarcate nei voli di Stato “purché accreditate su indicazione e firma” del medesimo Letta. Ora, sarebbe interessante sapere dal sottosegretario se e con quale motivazione sono volati con il ministro La Russa tanti suoi corifei.
 
P.S. A proposito: nei giorni scorsi la regina di Spagna, Sofia, è dovuta correre a Londra per andare a trovare il fratello, Costantino di Grecia, ricoverato d'urgenza in un ospedale di Londra. Sofia ha preso l'aereo comprando con la carta di credito un biglietto a/r. Con quale vettore? Raynair, per risparmiare.

Giorgio Frasca Polara

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3 giugno 2009 3 03 /06 /giugno /2009 11:31

A tre giorni dalle elezioni europee al vignetta di Vauro vale come un appello accorato. Dopo che questo governo ci ha tolto tutto e crisi e disperazione generazionale stanno sconvolgendo il paese. L'invito è a provare di tutto. Almeno se rivince non potrà dire che quelli di sinistra sono dei coglioni!

 


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1 giugno 2009 1 01 /06 /giugno /2009 16:32
guardate il nostro puffo dormiglione,sembra proprio un bel cogl........................
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1 giugno 2009 1 01 /06 /giugno /2009 12:16

La notizia del crollo del Viadotto Geremia, la Gela-Caltanissetta sparita sotto gli occhi di tutti nel giro di 3 giorni, non ha avuto la fortuna mediatica del caso Noemi (1.640.000 risultati in 8 sec. di su Google!). Eppure, quella siciliana, era una notizia che doveva far spiantare le bande che ingrassano sul malessere di Stato. Nulla di tutto questo. Due o forse Tre lanci d’agenzia e niente più. Tutto il resto è Mafia, è omertà, è silenzio.

 

Voglio votare per un mafioso. Sì,è così! e non me ne vergogno. Ma voglio un mafioso con le palle! Uno che faccia leggi mafiose e costringa il popolo a rispettarle. Voglio un dittatore mafioso al governo della Sicilia. Uno che si armi di Lupara e spazzi via a pallettoni il lerciume dalle stalle del potere. Voglio un brigante a Palazzo! Voglio un ladro che rubi dalle casse dei soprusi passati e restituisca speranza al futuro dei siciliani. Voglio un galantuomo che ami la sua terra, così come l’amiamo noi. Uno che non si stia zitto dinanzi al crollo di un ponte a mille giorni dalla sua inaugurazione. Voglio uno che lavori per il possibile e non per l’assurdo. Voglio uno che stani le denunce dalle alcove del silenzio. Uno che metta alla gogna il malaffare. Voglio uno che si preoccupi del bene comune e non dell’utile proprio. Voglio vendere anche l'anima per la mia Sicilia.

Io voglio ancora sognare.

Socrathe

Pubblicato in La Discarica dei Benpensanti

 

La differenza è evidente …….un pensiero si può fare

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31 maggio 2009 7 31 /05 /maggio /2009 16:44

L’Italia ha appena rilanciato il nucleare, con la creazione di una nuova agenzia governativa ad hoc e l’idea di costruire centrali in varie regioni, la cui realizzazione, secondo il premier Silvio Berlusconi, dovrebbe essere protetta dall’esercito.

Forse è una buona idea far intervenire i militari per cancellare l’esito del referendum del 1987, viste le notizie che arrivano dagli Stati Uniti, paese che ha portato avanti una politica energetica fortemente basata sull’atomo, dove è uscita una ricerca secondo cui vivere vicino alle centrali aumenta di molto la mortalità da leucemia infantile.

Lo studio, che potrebbe scatenare reazioni in regioni come Puglia e Sardegna, tra le “fortunate” prescelte per ospitare gli impianti, è stato condotto da Joseph Mangano, ricercatore del Radiation and Public Health Project di New York, e da Janette Sherman, dell’ Environmental Institute presso la Western Michigan University: i due hanno messo insieme una serie di dati, tra cui quelli dell’Istituto Nazionale sul cancro, da cui emergono incrementi della mortalità per leucemia fino al 30% tra i giovani che vivono vicino alle centrali.

Sono stati presi in esame 51 siti e la percentuale di morti per leucemia, nelle aree circostanti, per la fascia d’età fino a 19 anni, con la loro variazione tra 1985 e 2004.
Il caso più clamoroso è quello della centrale di San Onofre, in California, la zona più popolosa tra quelle esaminate: nei pressi dell’impianto, avviato nel 1967, c’è stato un incremento della mortalità per leucemie del 20,8% nella fascia d’età tra zero e nove anni, e addirittura del 41,1% tra 10 e 19 anni, con una media del 29,5% di morti in più nel 2004 rispetto al 1985.
Nelle zone che interessano le centrali oggi ancora in attività, l’aumento medio della mortalità nei vent’anni studiati è stato del 9,9%, ma il dato peggiora se si considerano solo gli impianti che sono stati inaugurati tra il 1957 e il 1970: in questo caso, l’incremento medio è del 13,9%, con un preoccupante +18,5% tra i 10 e i 19 anni.

All’apparenza è meno nocivo vivere vicino a centrali aperte tra il 1971 e il 1981, dove la mortalità per leucemie infantili è salita “solo” del 9,4%, mentre dove gli impianti sono stati chiusi (in totale 12 casi), l’incidenza di questa terribile tipologia di cancro è addirittura scesa del 5,5% tra bambini e adolescenti. Un dato che sembra confermare le pericolosità dell’energia prodotta dall’atomo. In totale, nel periodo esaminato, sono morti vicino alle centrali ancora in funzione 1037 bambini, mentre nelle aree dove sono state chiuse la malattia è stata fatale a 255 di loro.

I due ricercatori invitano comunque alla prudenza nell’esame dei dati, considerando che le zone censite presentano differenze rispetto, ad esempio, alla percentuale di poveri che ci abitano (che quindi hanno meno possibilità di curarsi) e alla presenza di possibili altre cause scatenanti della leucemia.
E’ anche vero che negli ultimi decenni la ricerca di cure per questa malattia ha fatto grandi passi in avanti: infatti, tra 1975 e 2004, a fronte di un aumento del 28% dei minori che si sono ammalati, in tutti gli Stati Uniti, è diminuita del 49% la percentuale di coloro che poi sono morti.
L’aumento della mortalità nelle zone interessate dal nucleare, quindi, sarebbe ancora più sospetto, proprio tenendo conto del calo generalizzato nel resto del paese.

INDYMEDIA

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Presentazione

  • : Tutti contro.......!!!! by clod
  • : La pressione dell’omologazione, l’egoismo altrui lo hanno spinto verso la più triste e irreversibile delle scelte Con lui si è chiusa l’epoca degli ideali della società nuova. Ora, in questa fase di passaggio, dove il ricordo di quegli ideali fluttua nell’aria, sta a noi restituire fiato alle travolgenti spinte del secolo scorso.
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