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13 marzo 2009 5 13 /03 /marzo /2009 18:22

70.000 AL MESE! Non sono gli euro che guadagnerete. E' il numero degli espulsi dal mercato del lavoro previsto per quest'anno. Una vera ecatombe che investirà ogni settore produttivo

L'allarme occupazione per i lavoratori precari, rilanciato nei giorni scorsi anche dal governatore della banca d'Italia, inizia a prendere forma. Mediamente, nel corso dell'anno, perderanno il posto di lavoro tra i 40 e i 75 mila interinali. Rispediti a casa, senza nemmeno l'ombra di un sostegno o protezione.
E' quanto risulta dalle stime - dati certi, quando si tratta di lavoro precario, è difficile averne - dell'ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo (Ebitemp), di cui fanno parte imprese (le agenzie interinali) e sindacati. «Un fenomeno senza precedenti», concordano nella valutazione questi ultimi: «E' la prima volta da quando esiste il lavoro interinale (introdotto dall'ex ministro Treu nel '97 ndr) che assistiamo a una caduta simile».
La stima è stata effettuata sulla base della caduta del fatturato, pari al 30%, che da settembre scorso e con un apice tra dicembre e gennaio, ha terremotato le agenzie che somministrano lavoro all'industria ai ai servizi (più note come agenzie interinali). Considerando una platea interessata di almeno 600 mila persone che lavorano ogni anno, 300 mila delle quali in maniera continuativa, e proiettando i dati della crisi dell'ultimo semestre 2008 sul 2009, si stima che a perdere il posto ogni mese saranno tra le 40 e le 75 mila persone. «Una cifra impressionante - commenta Filomena Trizio, segretaria dei precari Cgil, il Nidil - considerando anche il fatto che l'interinale ha avuto sempre tassi di crescita a due cifre». Non è difficile capire il perchè: lavoro a tempo determinato (un giorno, sei mesi, un anno...) e dunque meno costoso, fornito alla bisogna da agenzie che nel frattempo si sono moltiplicate sul territorio sostituendo i vecchi centri per l'impiego.
E al dramma si aggiunge dramma, se si considera che questi lavoratori sono completamente sprovvisti di una rete di protezione sociale, che possa attutire, sia pur minimamente, gli effetti della crisi. Il questa direzione va la proposta lanciata ieri dal neosegretario del Pd, Franceschini: un assegno mensile di disoccupazione per tutti coloro che perdono il lavoro. «Berlusconi porti il provvedimento in aula, se vuole presenti pure un decreto legge visto che ne ha già fatti tanti, e noi lo sosterremo».
Non passa neppure un'ora che dal governo giunge la replica. Ci pensa Brunetta, il loquace ministro della pubblica amministrazione: «Probabilemnte Franceschini non sa, perchè non è un economista come lo sono io, che l'indennità di disoccupazione è un ammortizzatore sociale». Ammette, lo stesso ministro, che «tutto sommato, è uno strumento di limitato uso», ma se la cava ricordando che «il governo ha stanziato 8 miliardi di euro per la cassa integrazione in deroga», dei quali sono stati stanziati appena 150 milioni di euro finora: «Non c'è un solo lavoratore italiano che abbia problemi se perde il lavoro».
Sono proprio quegli 8 miliardi ottenuti dallo stato dopo una lunga trattativa con le regioni, che il Pd chiede di utilizzare per fare, «oggi e non dopo la crisi, la riforma degli ammortizzatori sociali». Spiega Enrico Letta, responsabile welfare del partito: «Serve un assegno di disoccupazione universale che rappresenti un superamento dell'attuale asimmetria che, nel nostro sistema, dà garanzie piene a chi ha un contratto a tempo indeterminato e nulla ai tanti lavoratori parasubordinati».
«Un primo passo ma non sufficiente», commenta la proposta il segretario del Prc, Ferrero, che chiede di «fare come Obama: togliere ai ricchi per dare ai poveri». E la proposta piace anche al segretaio della Cisl, impegnato in questi giorni a tentare di ricucire i rapporti con la Cgil: «Un'idea utile, il governo ne tenga conto».

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  • : La pressione dell’omologazione, l’egoismo altrui lo hanno spinto verso la più triste e irreversibile delle scelte Con lui si è chiusa l’epoca degli ideali della società nuova. Ora, in questa fase di passaggio, dove il ricordo di quegli ideali fluttua nell’aria, sta a noi restituire fiato alle travolgenti spinte del secolo scorso.
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